PROPOSTA  DI  RELAZIONE PER IL CONVEGNO DI FIRENZE DI APRILE 2017
 
UNA  BIOPSICOSINTESI  DEL MONDO: 

COOPERAZIONE   E  CONNESSIONE 
SECONDO IL PARADIGMA A RETE DI  FRITIJOF CAPRA


Anna Manfredi
del Centro di Napoli





  • La tragica esperienza delle due Guerre mondiali aveva già fatto emergere per l’umanità la necessità di pensare in termini di cooperazione internazionale, portando alla nascita, prima, della Società delle Nazioni e, poi, dell’ONU. Purtroppo questi organismi così importanti per i destini del genere umano hanno parzialmente disatteso il loro ruolo di arbitrato per le controversie tra Stati e di promotori di una pace e giustizia mondiali durature, non riuscendo, la prima, ad evitare un’altra guerra planetaria e la seconda tante palesi e gravi disparità fra popoli, nonché inaccettabili violazioni dei diritti umani. Soprattutto nell’ultimo trentennio, dalla fine della contrapposizione dei blocchi politico-economici est/ovest, non è stato posto un freno alle spregiudicate manovre speculative finanziarie e politiche che hanno condotto al brutale ed illegittimo sfruttamento di risorse dei cosiddetti Paesi in via di sviluppo da parte di gruppi di interesse, nazionali e multinazionali, realizzando un piano di progressiva dispossesione, espropriazione, che ha determinato sanguinose guerre, dittature locali di ispirazione anche teocratica, livelli di povertà materiale, morale e culturale insostenibili, violenze inimmaginabili, recrudescenze del terrorismo, flussi migratori incontrollabili e, in ultima analisi, il collasso pressoché totale dell’intero sistema economico mondiale.

  • L’errore fondamentale, come già avvertiva Assagioli nel 1965, è stato quello di non voler considerare l’intero consesso mondiale come un reale organismo vivente, con tante entità ancorché storiche, politiche, sociali e culturali, le Nazioni, eminentemente psicologiche, di cui riconoscere le peculiarità, sia della personalità intesa come l’insieme dei tratti distintivi più evidenti di un popolo, che di quelli più profondi, che ne delineano la vera missione, cioè le qualità del Volkgeist, come le avrebbe definite Hegel, dell’anima di un popolo di cui fare dono al mondo per garantire un’armonica e proficua collaborazione fra Stati, alla stregua del corpo di un individuo alla cui salute i vari organi devono cooperare, assolvendo bene la propria funzione.

  • Illuminanti sono le parole del fisico e teorico dei sistemi, Fritijof Capra, rilasciata nel maggio del 2016 a Marco Dotti, in cui definisce le parole comunità, cooperazione e connessione, le chiavi della vita. Capra sostiene che la salvezza del Pianeta e degli uomini è affidata al recupero della consapevolezza che ogni sistema vivente ha sviluppato una serie di principi organizzativi che sono principi di comunità. Si potrebbe dire che la Natura sostiene l’uomo fornendo e nutrendo comunità. Cooperazione e sviluppo sono impresse nel codice sorgente della nostra forma di vita. Tutte le comunità intese in senso lato, che siano destinali, cioè dettate da fattori non volontari, come ad esempio l’insieme di persone che si trovano nella medesima condizione, ad esempio comunità rurali, abitanti di una stessa periferia, personale di una stessa struttura lavorativa, persone che hanno subito lo stesso disastro naturale, come alluvionati, terremotati, ecc. o che siano organizzazioni volontaristiche, non statali, come le Ong, le fondazioni private, quelle universitarie, quelle di familiari che hanno perso dei loro cari per malattie o per disgrazie, quelle che combattono le emarginazioni e difendono i diritti civili, seguono nel loro sviluppo il paradigma a rete mutuato dalla natura, esattamente come i più frequentati network odierni. L’idea fissa della crescita economica lineare con il sistema di forte competitività ad esso sotteso hanno creato stili malsani di vita. Ma neppure l’idea di decrescita sembra adatto al salto di paradigma che il contesto di recessione globale rende indispensabile e necessario.

  • L’economia, afferma Capra, è solo l’aspetto di un tessuto ecologico e sociale complessivo dal quale traspare una nuova visione d’insieme che sostiene una “qualitative growth”, una crescita qualitativa, a dispetto di cifre, rating, grafici di bilancio.

  • Se vogliamo preservare la vita dobbiamo tornare al senso di comunità, dobbiamo tornare alle relazioni umane, nutrirle, svilupparle. Dobbiamo sognare una economia nuova basata sulla reciprocità, sul dono, su quella attuale shadow economy, nascosta dalle statistiche ufficiali, che permette a uomini e donne di aiutarsi, di sentirsi meno soli, di assistersi, di parlarsi, di avere cura di sé e degli altri. Non si è verificato il punto di svolta preconizzato da Capra ne 1982, sebbene ci siano state le manifestazioni di protesta di Seattle contro l’Organizzazione Mondiale del Commercio, il WTO, e nel 1999 cinquantamila persone di organizzazioni non governative hanno portato avanti una protesta pacifica, cambiando la consapevolezza dell’orizzonte politico della globalizzazione. Ma la storia, continua Capra, non segue un corso lineare, ma apparentemente caotico e complesso e ci sorprende sempre.
  • La sfida è capire come passare da un sistema ancora improntato da una visione di crescita illimitata ad uno di crescita ecologicamente sostenibile e socialmente equo. Non serve ostacolare la crescita o auspicare meno industria, meno consumi, meno tutto indiscriminatamente, ma promuovere un sistema di produzione che risponda ai reali bisogni degli esseri umani nelle diverse zone del pianeta, e non a quelli indotti da una produzione indiscriminata e bulimica che crea nel corpo dell’umanità gli stessi danni che una sovralimentazione errata o i desideri dannosi inculcati dalla pubblicità creano al corpo e alla psiche dell’individuo, secondo la visione filontogenetica, già individuata da Assagioli.

  • In un ecosistema c’è sempre qualcosa che cresce, qualcosa che decresce e muta, ma con lo scopo di aumentare la maturità e  l’efficienza, nonché migliorare l’ecosistema stesso. Questo tipo di crescita non lineare, sfaccettato e multiforme, è noto ai biologi e agli studiosi delle scienze naturali (e aggiungerei agli psicosintetisti), ma non è accettata dalle tradizionali interpretazioni sociologiche. Questo perché la cultura è ancora troppo parcellizzata, divisa tra infiniti tecnicismi e specialismi.
  • L’attuale crisi finanziaria globale ha reso ancora più evidente che i problemi di energia, ambiente, cambiamento climatico, sicurezza alimentare ed economica, povertà, guerre e terrorismo sono problemi sistemici, cioè interconnessi ed interdipendenti e devono essere affrontati non separatamente.
  • Le nuove tecnologie hanno un ruolo apparentemente ambivalente: aumentano la circolazione del danaro e dei titoli, secondo il modello finanziario che ha creato la crisi, ma al tempo stesso favoriscono la nascita di inedite solidarietà tra gruppi ed associazioni autonome che rivendicano uno sviluppo partecipato e sostenibile.

  • E proprio attraverso una maggiore connessione tra questi soggetti con la consapevolezza sempre più spiccata dei loro propositi e obiettivi, ricorrendo al paragone con il modello, per questi ultimi, della stella delle funzioni di Assagioli, alla stregua di un individuo che le deve coniugare tutte armonizzandole, si potrebbero ottenere risposte strabilianti a tante problematiche. Ogni associazione dovrebbe avere la consapevolezza del tipo di motivazione profonda e di obiettivo reale che l’ha portata in esistenza, ovvero se è stata dettata dell’impulso-desiderio di un episodio contingente, se dall’emozione di una prolungata situazione dolorosa e problematica, se da una finalità intellettuale o da una intuizione filantropica di ampio respiro. Quali meravigliose sinergie si creerebbero considerando le varie organizzazioni come un unico organismo che sa esprimere appieno tutte le proprie facoltà, con al centro del proprio essere il luminoso alone della Volontà di bene!

  • Un’economia, nel senso stretto del termine, di governo della Casa umana, deve uscire dall’ossessione istituzionalizzata della finanza e della competitività. Competere significa lottare per raggiungere un obiettivo, escludendo completamente l’altro concorrente. Cooperare significa mettere insieme mezzi, risorse e idee per conseguire tutti un vantaggio più ampio e più duraturo. Il pensiero deve essere globale, ma l’azione non può prescindere dalla concretezza dello spazio locale.

  • Il vecchio motto di Jacques Ellul, “Pensa globalmente, ma agisci localmente e responsabilmente”, è ridiventato di schiacciante attualità.
  •                             
                                                                                         Anna Manfredi
                                                                                Socia del Centro di Napoli


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