GLI SCRITTI DEL LUOGO
NASCOSTO – IL LIBRO DELL’AMDUAT NELL’ARCHIVIO STORICO BOLAFFI
Federico
Bottigliengo, ed. AdArte Torino 2012, pp. 67, illustrazioni a col. nel testo
e una grande tavola a col. f.t. - € 24,00.
Segnaliamo questo conciso ma interessante
saggio di Federico Bottigliengo, egittologo e collaboratore del Museo Egizio
di Torino, concernente un papiro mai prima pubblicato in italiano, il papiro
Bolaffi, e costituito da una silloge di alcune parti del Libro di ciò che è nell’Amduat, uno dei più importanti testi
egizi facenti parte del corredo funerario dei Faraoni del Nuovo Regno (la cui
prima redazione si trova sulle pareti della tomba della regina Hatshepsut,
1479-1458 a.C.) e solo in epoca tarda, durante il Terzo Periodo Intermedio (1070-664
a.C.), diffuso tra i sacerdoti tebani di Amon, i quali avevano usurpato il
potere faraonico sull’Alto Egitto instaurando una sorta di teocrazia con
capitale a Tebe.
In questa fase di decadenza
dell’Egitto si cominciano a diffondere, fino a divenire usuali, raccolte più
o meno brevi di quei testi funerari che prima costituivano appannaggio
esclusivo dei Faraoni e si ripete quanto era accaduto nei periodi più
antichi, quando con la fine dell’Antico Regno i Testi delle Piramidi, scolpiti nelle sepolture regali, erano
stati trasformati in raccolte di formule magiche prima dipinte all’interno
dei sarcofagi dei funzionari egizi (Testi
dei Sarcofagi), poi redatte su papiro e disponibili anche a coloro che
non facevano parte della corte del Faraone.
Con un linguaggio facilmente
accessibile ai non specialisti, ma sempre ispirato a stretto rigore
scientifico, Bottigliengo ripercorre la storia e l’evoluzione di questi
testi: la loro diffusione prima tra le classi di rango sacerdotale e poi nei
ceti sociali della borghesia alta e media si accompagna ad una progressiva
riduzione dell’estensione grafica di essi, fino a ridurre un intero testo a
poche immagini e formule, le quali si riteneva avessero lo stesso valore sacrale
del testo originale sulla base della concezione della pars pro toto. Ultimo termine di questa catena di volgarizzazioni
semplificate sarà il Libro delle
respirazioni, che nel periodo tolemaico e poi romano costituirà la
silloge più diffusa di formule rituali trascritte per accompagnare il defunto nel post mortem.
Il papiro Bolaffi descritto e tradotto
da Bottigliengo e risalente circa al 950 a.C. è l’espressione tipica di
questa reductio di un testo sacro
di grande importanza qual è il Libro di
ciò che è nell’Amduat: in esso parti della VII, IX, X, XI e XII Ora (così
vengono chiamate le dodici sezioni del testo) vengono assemblate con testi ed immagini non
sempre correttamente correlate tra di loro, verosimilmente segno
dell’incomprensione da parte dello scriba di quanto andava riportando dal
testo originale integrale, il che ci dà la misura della decadenza in atto del
pensiero religioso a seguito del prevaricare del potere sacerdotale su quello
sacrale del Faraone. Interessante il fatto, unico in questo genere di
scritti, che il papiro Bolaffi contenga anche una parte della VII Ora: poiché
il Libro dell’Amduat può essere
diviso in quattro grandi sezioni, ciascuna riferita ad una città e a un Dio
del pantheon egizio, è singolare la “intrusione” di un’Ora appartenente ad un
diverso àmbito nella sezione finale del viaggio di Râ nell’Oltretomba, e
precisamente il viaggio del Sole ad Heliopolis, che costituisce il soggetto
delle ultime quattro Ore.
La traduzione del testo, riportato sia
in scrittura geroglifica sia nella sua translitterazione, dà un’idea della
complessità del mondo dell’Al di là, nel quale agiscono non solo gli Dèi più conosciuti,
quali Osiris, Khepri, Atum e Shu, ma anche i “dèmoni” dell’oltretomba, come
correttamente Bottigliengo chiama queste divinità “specializzate” che
accompagnano e proteggono il Dio durante il suo viaggio notturno,
assimilandole al dàimon greco,
entità del tutto differente dal demonio cristiano, figura negativa e maligna.
L’Autore sottolinea il carattere
iniziatico di questo Libro: le
istruzioni contenute in esso, infatti, sono dette esplicitamente nel testo
essere “di grande giovamento sulla terra” non solo per il defunto ma anche
per i viventi, significando in tal modo che la conoscenza delle formule e
della loro retta pronuncia consente già prima della morte la possibilità di
partecipare alla “vita” del Dio solare, argomento di cui abbiamo
approfonditamente trattato in un nostro saggio (La via iniziatica dei Faraoni,ed. Simmetria 2007), basandoci
sull’analisi dei testi e delle figure del Libro
di ciò che è nell’Amduat presente nella forma integrale nelle tombe di
Thutmosi III e di Sethi I.
A chiusura del suo saggio,
Bottigliengo offre al lettore un utilissimo Lessico delle parole e dei
termini adoperati nel papiro, nel quale i segni geroglifici e la loro lettura
sono affiancati ai corrispondenti significati in lingua italiana, il che
consente a chi non sia specialista nella materia egittologica di poter comprendere
il significato delle parole nella loro forma originale.
Paolo
Galiano
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9 anni fa
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